Il Teatro Ragazzi, luogo di creatività e immaginazione
Il teatro con la scuola. Percorsi teatrali dedicati a bambini e ragazzi
Il Teatro Ragazzi, un teatro popolare che unisce le diverse componenti della società attraverso l'emozione dell'arte teatrale, è l'unico teatro che si definisce per il pubblico a cui principalmente (ma non esclusivamente) si rapporta. Chi crea, e il più delle volte compone gli spettacoli, interloquisce direttamente con la scuola e la famiglia.
di Michele Losi
Da Eschilo a Shakespeare, il teatro ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione dell’umanità, portando sul set tutti i protagonisti coinvolti nel conflitto, con i propri punti di vista, i propri ripensamenti, le proprie possibilità di azione. Il teatro è un potente strumento di trasmissione interculturale dell’esperienza; il nucleo di questo processo è fornito dalla dinamica della relazione e dalla convalida delle differenze. Il teatro, dal greco teatron (il luogo dello sguardo), è quindi fatto di punti di vista e coinvolge, oltre agli attori e agli spettatori, anche la natura, la comunità, il contesto nel quale si svolge. Il teatro è fatto di profondità e divertimento, di relazione, ritmo ed energia, di trasformazione allegorica e creazione artistica, di incanto e visione.
Il Teatro Ragazzi nasce in Italia, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, in diretta discendenza dall’animazione. Era una creazione culturale di grande sperimentazione che distruggeva schemi e spazi che sembravano inamovibili, rompendo la quarta parete, cercando linguaggi nuovi. Cosa voglio raccontare? A chi lo voglio raccontare? Per quali ragazzi? Perché lo voglio raccontare e qual è il punto di vista di chi racconta?
Il Teatro Ragazzi è l’unica forma teatrale che ha nella definizione il suo destinatario, il referente, che possiede regole precise con le quali fare sempre i conti: i bambini, che sono già persone molto competenti, più abili degli adulti a creare mondi immaginari e metafore.
La maggior parte del pubblico degli spettacoli di Teatro Ragazzi proviene dalla scuola. Gli spettacoli e i laboratori teatrali sono programmati nell’orario di frequenza scolastica perché il teatro possa diventare davvero parte integrante del curricolo formativo di ogni bambino e bambina. L’intersezione tra arte, didattica ed educazione è il luogo in cui gli operatori di Teatro Ragazzi e gli insegnanti si trovano in un rapporto dialettico di osservazione e crescita.
Per molti alunni – ricordiamolo – la scuola è l’unico tramite per far conoscenza con il teatro.
Le diverse fasi che compongono la fruizione dello spettacolo teatrale possono essere sintetizzate in: preparazione, visione, confronto; vissute attivamente dallo spettatore al quale è dedicato il lavoro.
Nell’attività laboratoriale invece assume importanza fondamentale l’azione formativa, che permette acquisizione di competenze, evoluzione e crescita personale e di gruppo. I processi attivati sono di prioritario interesse rispetto all’eventuale esito finale.
I ragazzi e i bambini, soprattutto quelli più piccoli, è come chiedessero allo spettacolo di non essere un semplice testo letterario, ma una vera e propria partitura di emozioni sul cui rigo sono idealmente annotate tutte le componenti che concorrono all’esperienza teatrale: attorialità, movimento, testo, elementi sonori, elementi scenici, ritmo, fusi insieme a comporre un unico concerto. È come se i bambini chiedessero al teatro di essere un’esperienza totale e globale.
È fondamentale ricordare anche l’insieme di tutte quelle attenzioni rituali che accompagnano uno spettacolo o un progetto di laboratorio teatrale: l’accoglienza dei bambini e dei ragazzi, la predisposizione dello spazio teatrale, un linguaggio per entrare realmente in relazione con il pubblico e che crei una comunità di persone. Nel Teatro Ragazzi tutto questo è tanto più importante in quanto i destinatari entrano in teatro senza, il più delle volte, conoscerne le liturgie. A teatro sono proprio abitudini accoglienti e rassicuranti per i bambini che permettono loro anche di gestire paure, emozioni e stati d’animo.
L’infanzia nel Teatro Ragazzi è un centro propulsore di vitalità e creatività. Lavorare con l’Infanzia significa realizzare un percorso (un teatro) concreto e vivo. I bambini vivono quello che vedono e quello ascoltano, vivono la fiaba che viene raccontata loro, così come vivono lo spettacolo teatrale a cui assistono. Gianni Rodari si chiedeva come poter fare un buon uso delle proprie idee ed esperienze senza trasmettere contenuti precostituiti, senza cioè usare il divario di esperienza (e di forza e di autorità) contro i bambini: in altre parole come mettere le proprie esperienze al servizio del bambino anziché renderlo un consumatore di idee “già cotte”. La loro immaginazione, libera da sovrastrutture che li accompagna verso una visione pura e non condizionata e il loro approccio fattivo e concreto a ciò che li circonda fa sì che nel teatro convivano le due modalità in stretta connessione: immaginazione e vita in costante dialogo. Per questo il Teatro Ragazzi si nutre di attualità ed è da essa permeato.
Da ciò emerge anche la valenza educativa e formativa del Teatro Ragazzi, al fianco di quella immaginifica: stare nella realtà e nella vita significa anche cercare di dotare i bambini di strumenti per comprenderla ed affrontarla. Ricordando il pensiero di Rodari, possiamo ribadire come rivendicasse sempre il ruolo della fantasia e dell’immaginazione nei processi di apprendimento. Non sono fantasticherie o fughe dalla realtà, ma piuttosto un modo di osservarla criticamente.
Il teatro è inoltre per sua natura un luogo sociale, uno spazio aperto alla collettività e da essa contaminato e permeato: attraverso l’esperienza teatrale si apre una possibilità e occasione di costruire ponti, connessioni e contatti tra le generazioni.
Infine, a teatro si vive con intensità la dimensione del tempo. Negli spettacoli proposti ai bambini c’è sempre un “prima”, un “durante” e un “dopo” e quel prima è il tempo dell’attesa. Un tempo non neutro di cui è necessario prendersi cura. Giocando sul cosa, sul dove, sul quando, sul come e sul come mi sento. Un tempo da agire, ma non troppo, dove è possibile indugiare; un tempo da custodire e guidare senza forzature perché l’animo sia libero di tendere, senza troppe interferenze, verso ciò che succederà.
Referenze iconografiche: ©Irina Wilhauk/shutterstock
Michele Losi è direttore artistico di Campsirago Residenza, centro nazionale di ricerca e produzione delle arti performative nel paesaggio e per l’infanzia. La nostra ricerca, da sempre plasmata nella relazione con la natura e attenta a una messa in scena non convenzionale, alla contaminazione con danza, musica e poesia e, negli ultimi anni, anche all’uso del digitale nelle sue varie forme, si è fatta nel tempo sempre più radicalmente diretta alla sperimentazione di linguaggi nuovi, in grado di restituire al teatro quella necessità etica e trasformativa che è storicamente il suo centro.
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